Baia dos Tigres
durata viaggio 16 giorni
1° giorno
Italia-Windhoek
Partenza dall’Italia con volo di linea per Windoek. Pernottamento a bordo.
2° giorno
Windhoek
Al mattino arrivo nella capitale namibiana, situata a 1650 metri d’altezza sull’altopiano centrale e circondata da colline. Le costruzioni in stile tedesco d’inizio ‘900, ricche e numerose, ricordano la storia recente del paese, così come la toponomastica (Independence Avenue si chiamava, fino a un paio di anni fa, Kaiserstrasse…). La popolazione è costituita per due quinti da europei. La città non è grande ed il centro è piacevole, pulito ed ordinato. Sistemazione in guest house.
3° giorno
Windhoek–Lubango-Tundavala
Un comodo volo ci porta a Lubango. La città, dominata da una statua bianca del Cristo che ricorda quella di Rio de Janeiro, mantiene le tracce di un passato coloniale di opulenza, di splendore e di divertimento: il casinò, il maneggio, le ville dai ricchi giardini in fiore, un’enorme piscina abbandonata, hotels di lusso. Il dominio portoghese è terminato nel 1975, ed il paese è sprofondato in una guerra civile durata fino al 2002, che l’ha messo completamente in ginocchio e l’ha chiuso ai contatti con il mondo. Oggi la città ricomincia a vivere, l’Università riaccoglie i suoi studenti, i ristorantini sono affollati, il traffico è caotico. Nel pomeriggio si imbocca una pista di montagna che conduce alle gole della morte, Tundavala, uno spettacolare strapiombo con uno splendido panorama, luogo che pare fosse tristemente usato per gettare i ribelli durante gli anni cupi della guerra civile. Si raggiunge Leba Pass, 1700 metri di altitudine, da dove la vista spazia verso occidente. Sistemazione in lodge a Lubango.
4° giorno
Chibia – i Mumuhila e le cascate di Hungueria
Partenza per Chibia, cittadina ordinata dagli edifici coloniali. Nella regione Chibia l’etnia Mumuila si fa notare per le sue donne cariche di perline: perline tra i capelli, pesanti e vistose collane… Non c’è età che conti: alle perline non si rinuncia! Si procede per le belle cascate di Hungueria, notte al campo.
5° giorno
Tundavala-Leba Pass-Giraul
La strada che da Leba Pass conduce verso Namibe è all’inizio estremamente tortuosa, molto panoramica, dietro un tornante spunta una cascata. La vegetazione cambia rapidamente: a Leba Pass è verde, rigogliosa, ma man mano che ci si spinge a valle il deserto inizia a far sentire la propria influenza, ricompaiono prima il mopane, poi acacie ed euforbie. Qui i Mucuroca coltivano con dovizia i letti dei fiumi asciutti e le depressioni dove affiora un po’ di umidità, producendo mais e muhongo. Le donne si abbigliano con pezzi di stoffa sgargianti, portano una specie di turbante sulla testa e grossi anelli metallici a fasciare le caviglie. Una strana usanza ci ha colpito, quella di schiacciare il seno in giù, legando una corda o un pezzo di stoffa attorno al busto, all’altezza delle ascelle. I canoni di bellezza sono tutt’altro che omogenei a questo mondo! Notte al campo.
6° giorno
Namibe-Arco Lake
In poco tempo si raggiunge Namibe, città costiera, la Moçamedes dei tempi del colonialismo portoghese che ha lasciato il suo segno nello stile degli edifici con i tetti di tegole, prevalentemente dipinti di rosa e azzurro pastello, e nei piacevoli viali dritti bordati da palme. Fondata nel 1490, oggi è il terzo porto del paese per importanza ma da sola raccoglie i due terzi del pescato nazionale. Il clima è secco e fresco, influenzato dalla corrente fredda del Benguela che proviene dall’Antartide. Una baia, qualche fabbrica per la lavorazione del pesce e dei crostacei e, in fondo, il mercato, in cui domina l’odore forte e sgradevole del pesce. I venditori espongono le loro eterogenee mercanzie: pomodori, patate, cipolle, legumi, montagne di scarpe usate, impolverate e spaiate, jeans per gli uomini e coloratissime pezze di stoffa per gli abiti delle donne, CD contraffatti di musica angolana. Usciti dalla città, la strada si allontana un po’ dalla linea di costa, attraversando un paesaggio piatto e desertico. Enormi, antichissime piante di welwitschia mirabilis caratterizzano questa zona. Questa pianta unica, fenomeno nel regno vegetale, presenta due sole foglie, larghe fino a 20 cm ma lunghissime (fino a 20 metri) dato che la pianta continua a crescere anche se le foglie, lacerate dal vento e tormentate dalla sabbia, si attorcigliano su se stesse rendendo meno evidenti le dimensioni. Una deviazione a sinistra conduce all’Arco Lake, un vero e proprio lago nel bel mezzo del deserto. Il contrasto cromatico tra le gialle colline di sabbia che si specchiano nelle acque e il verde intenso delle sponde stupisce. Si costeggia a piedi il lago per un tratto, fino ad arrivare a un arco di arenaria. Notte al campo.
7° e 8° giorno
Baja Dos Tigres
Si supera il letto asciutto del fiume Cuoca e si giunge a Tombwa, una cittadina che sembra ai confini del mondo, sospesa tra deserto e oceano. Vecchie case portoghesi, un’infinità di bambini e un porto di pesca, delimitato da una lingua di sabbia che si protende verso nord-ovest. Di fronte, il relitto di una nave russa. Si procede lungo la spiaggia seguendo la linea di costa, una spiaggia vastissima, infinita che si fonde con il deserto, bordata dalle acque agitate dell’oceano Atlantico. Procediamo la nostra folle corsa tra sabbia e mare in direzione Sud, tenendo il mare a destra. Si avvistano relitti di navi naufragate chissà quando tra queste acque burrascose. Man mano che si va avanti le dune diventano più imponenti e quella che alcuni chilometri prima appariva come una spiaggia piatta che sembra protendersi nell’interno all’infinito appare ora come un’irta catena di dune a strapiombo sull’Atlantico. L’obiettivo è quello di scavalcare, nelle ore di bassa marea, un punto altrimenti insuperabile. Si hanno a disposizione solo 4 o 5 metri di battigia, tra montagne di sabbia e flutti spumeggianti. E’ un’emozione unica, indescrivibile! Poi, davanti ai nostri occhi, prende forma la Baja dos Tigres, una profonda insenatura delimitata da quella che oggi appare un’isola separata dalla terraferma da un istmo, ma che un tempo era una penisola. Sabbia, banchi affioranti, dune, lagune, contrasti cromatici fortissimi. Le dune presentano strane striature che ricordano il dorso di una tigre. L’oceano è solcato da foche, squali saltatori e delfini che sono avvistabili fin dalla costa. Il colpo d’occhio è meraviglioso, il paesaggio è reso misterioso dalla nebbiolina che spesso avvolge tutto…. questa nebbia è essenziale per le piante e per tutti gli animali del deserto che devono la vita a questa poca acqua nebulizzata. Una città fantasma si staglia all’orizzonte nelle giornate di grande visibilità. Era un centro florido che viveva di pesca e commercio eretto sulla penisola, ora l’oceano ha coperto il lembo di terra che l’univa al continente e l’ha costretta alla deriva, disabitata. Notti al campo.
9° giorno
Foz Du Kunene
E’ fantastico svegliarsi tra le dune e scorgere il blu dell’oceano! Ci si sente fuori dal tempo, in un luogo magico. A sud della Baja dos Tigres dopo il saco (la parte più profonda della baia), l’arenile si allarga di nuovo, continua la corsa verso Sud, tra carcasse di cetacei arenati, gusci di tartaruga, otarie, cormorani, facendo lo slalom tra i grossi granchi che popolano la spiaggia. Siamo giunti all’estremo Sud dell’Angola, al confine con la Namibia segnato dal corso del Kunene. Qui il fiume incontra il mare, le sue acque formano delle lagune e assumono mille sfumature di blu, azzurro, verde, turchese, mentre sulla sponda meridionale, in territorio namibiano, si stagliano imponenti dune color ocra. Si segue per un tratto il corso del fiume verso l’interno, per poi abbandonarlo e attraversare un paesaggio roccioso, quasi lunare, e ritrovarlo. Il campo di fronte al Kunene è superbo: una terrazza di rocce che domina il fiume, bordato da due strisce di vegetazione dal verde intenso e, dall’altra parte, in Namibia, dune alte anche più di 200 metri.
dall’10° al 12° giorno
Iona National Park-Mohimba-Oncocua
Lasciamo il campo sul Kunene per procedere nell’interno, in direzione Est. L’ambiente è arido, piuttosto pianeggiante, si scorge la tipica silhouette di qualche orice al galoppo, intimidito dal rumore dei nostri veicoli. Intanto aspri rilievi si profilano all’orizzonte, a sinistra della pista quello che resta di una vecchia Ford, abbandonata qui chissà da chi, chissà quando. Il clima è notevolmente cambiato rispetto alla costa, con l’avanzare del giorno, nell’interno, a circa 500 metri di altitudine, inizia a farsi sentire il caldo. Giungiamo in un luogo chiamato Espinheira, quattro case portoghesi diroccate, probabilmente luogo di fuga di qualche amministratore coloniale dall’umido e dalle nebbie della costa durante i mesi più freddi. Il paesaggio si fa via via più mosso, la pista si snoda tra arse colline, ai lati si vedono ancora welwitschiae e fa la sua comparsa la commifora, pianta dal caratteristico profumo, usato soprattutto dalle donne Himba. Iniziano gli incontri con gli appartenenti a questo popolo di allevatori che in angola sono chiamati Muchimba. I giovani pastori sembrano spuntare fuori dal nulla, fieri, i fisici atletici, i fianchi cinti dal tipico gonnellino, alcuni con il caratteristico copricapo conico che attesta l’età non ancora matrimoniale. Ornamenti di cuoio, metallo e conchiglie adornano il corpo di uomini e donne, queste ultime cosparse di otzije, l’impasto di fango rosso e grasso animale che unge anche i capelli e protegge la pelle dando loro l’aspetto unico di sculture viventi. Giungiamo a Iona, nient’altro che un check point nei pressi di un punto d’acqua, alla base di un’arsa collina. La pista ci porta attraverso un paesaggio ondulato, tra euforbie velenose, acacie e commiforae. Compare il butter tree, dal tipico fusto grosso e spugnoso e i delicati fiori bianchi, appartenente al genere adenium. Giungiamo a Muhimba, un antico trading post, un luogo di scambio, come tanti altri agli incroci delle piste: quattro capanne, un recinto per il bestiame, alcuni himba. L’ultima volta che abbiamo effettuato questa spedizione delle donne contrattavano animatamente sul prezzo di alcune capre con un paio di uomini che, venimmo a sapere, erano giunti a piedi da Lubango (7 giorni di duro cammino nel bush spinoso sotto a un sole implacabile), unico bagaglio un piccolo fagotto con del pane e un contenitore per l’acqua. “Perché venite fin qua per comprare quattro capre?” domandammo: risposero sorridendo che qui il bestiame era più conveniente, e che avrebbero potuto guadagnare l’equivalente di una manciata di Euro rivendendole a Lubango… Si incontrano altri piccoli villaggi, dove i Muchimba vivono insieme ai Mucawana, riconoscibili per l’elaborata acconciatura delle donne in cui abbondano perline colorate e pezzi di alluminio ricavati da barattoli usati e per i numerosi anelli portati intorno alla vita. Alcuni uomini portano in testa una specie di turbante, al collo un grosso collare costituito da un’intelaiatura di fil di ferro in cui sono infilate numerose perline, perennemente intriso di grasso, per evitare abrasioni. Arriviamo a Oncocua, villaggio piuttosto grande, luogo di scambio per Mondhimba, Muchimba e Mucawana: si vende sale, qualche ortaggio, alcuni kanga (tessuto di cotone) di provenienza congolese con la faccia di Giovanni Paolo II, qualche coperta sintetica dagli orrendi disegni di produzione cinese così come le pile, pochi paia di scarpe usate. Con un po’ di fortuna si riesce a trovare il pane fresco. Qui opera la Cap Anamur German Emergency Doctors, una ONG che gestisce un piccolo dispensario. Fuori dal “paese” continuano piccoli insediamenti di Mucawana, fatti di poche capanne e qualche recinto per il bestiame. L’accoglienza da parte della popolazione è commovente. Con grandi sorrisi si cerca il contatto, si parla anche a gesti, si posa insieme per le foto, ci si approvvigiona allo stesso pozzo… la curiosità è reciproca, l’arrivo di uno straniero in questi luoghi remoti costituisce un vero e proprio evento. La pista inizia a salire, serpeggiando tra nere colline basaltiche. Si attraversano infinite distese di mopane, su cui svettano, a bordo dei fiumi, gli esili fusti delle palme makalani. Notti al campo.
13° giorno
Chitado-frontiera di Ruacana
Attraversato il villaggio di Angumbe, un altro trading post, si giunge alla “piana dei baobab”, una distesa dominata da questi giganti delle savane africane, alcuni dei quali richiedono fino a 15 persone per abbracciarne la circonferenza. Si continua alla volta di Tapela, dove non è raro assistere allo spettacolo di uomini e donne intenti ad attingere, a mano, l’acqua da un pozzo per abbeverare il bestiame. Da qui si piega verso Sud, verso Chitado, quattro edifici crivellati dalle granate, ultimo insediamento angolano prima del confine con la Namibia. Passata la frontiera ci aspetta un lodge a Ruacana.
14° giorno
Ruacana–Otjiwarongo
La moderna Namibia, dall’ordine teutonico, ci accoglie con le sue piste pettinate dai caterpillar e con comodi nastri d’asfalto. Ai lati della strada compaiono le fences, chilometriche recinzioni di filo spinato che delimitano le vastissime concessioni delle farms namibiane. Prima notte in campsite. Per la seconda si raggiunge la cittadina di Otjiwarongo, importante cittadina agricola. Ci si merita il comfort garbato di un lodge.
15° giorno
Otjiwarongo-Windhoek-partenza
L’avventura volge al termine, è giunto il momento di rientro. Una sosta merita Okahandja con il suo ricco mercato del legno. Abili artigiani espongono in una vasta area i loro prodotti in legni pregiati o comuni: statuette, mobili, utensili, oggetti di uso quotidiano. Un’occasione di shopping proprio prima della partenza! Si raggiunge Windhoek e l’aeroporto per l’imbarco.
16° giorno
Italia
Arrivo all’aeroporto di destinazione in mattinata.
Prezzo per persona in doppia – partenza da Milano/Roma – minimo 6 partecipanti con guida di lingua italiana: Euro 3650,00
La quota comprende:
I voli a/r da e per Windhoek in classe economy
Il volo Windhoek-Lubango
Sistemazione in camere doppie standard e in tende doppie tipo igloo
Trasferimenti da e per l’aeroporto
Circuito a bordo di veicoli fuoristrada tipo Toyota Land Cruiser (il transfer da Ruacana a Windhoek potrebbe essere effettuato a bordo di van 2x4)
Pensione completa, esclusi i pasti ad Windhoek e a Lubango
Tutte le escursioni e le visite citate nel programma
La quota non comprende:
Tasse aeroportuali, security tax & fuel surcharge (€ 547 il 25-10-12)
Il visto d’ingresso (verificare prezzo e condizioni di ottenimento)
L’assicurazione medico/bagaglio (€ 70)
I pasti a Windhoek
Le bevande, le mance, gli extra di natura personale, quanto non espressamente citato
Supplementi:
Sistemazione in singola: € 240
*aereo alta stagione: € 180
Assicurazione annullamento facoltativa
NOTA: Data l’estrema, imprevedibile variabilità delle tasse aeroportuali, security tax e fuel surcharge il loro importo definitivo sarà disponibile a 21 giorni dalla data di partenza.
I servizi in Angola sono pagati in Euro. Le quote offerte non sono soggette ad adeguamento valutario.