Ghana Togo Benin: Radici 2023
durata viaggio 15 giorni
1° giorno
Lomé
In serata arrivo ad Lomé, la capitale che si affaccia sul Golfo di Guinea. Pernottamento in albergo.
2° giorno
Lomé-Agbodrafo
Lomé è una città ordinata: da una parte il calmo quartiere amministrativo, dove si lasciano ammirare alcuni edifici in stile coloniale; dall’altra il vivace quartiere degli affari, dominato dal mercato centrale. Qui dominano le “nana benz”, le donne d’affari che commerciano in tessuti stampati provenienti dall’Olanda e distribuiti in tutta l’Africa occidentale: un’attività molto redditizia! Visita della città e sosta al “mercato dei feticci”, il più grande dell’Africa Occidentale, dove si trova in vendita mercanzia decisamente particolare: teschi di scimmia, pelli di serpente, pipistrelli e tutti gli ingredienti necessari alla preparazione di pozioni magiche. La città è un centro importante anche per l’acquisto di pezzi d’antiquariato, tessuti e artigianato africano. E per le manifestazioni vudu. In tutta la regione del litorale del Benin e del Togo il vudu è la religione tramandata dagli antenati ed è praticata con fervore. Si tratta di un’esperienza religiosa molto più ricca e complessa si quanto si pensi in Europa. Il vudu non è una bassa forma di magia nera ma una religione che da’ senso e ordine alla vita di milioni di persone, qui e altrove nel mondo. Nella “brousse”, la savana, potremo andare alla scoperta del vudu in un villaggio sperduto. Durante la cerimonia può succedere che tra suoni di tamtam, danze, canti e sacrifici alla divinità, tale o talaltro Vudu s’impossessi d’alcuni adepti, dando luogo ad autentiche manifestazioni di trance. Un fenomeno molto complesso e difficile da comprendere per gli occidentali. Potremo rimanere perplessi, scettici e razionali, ma vivremo comunque un’esperienza forte e coinvolgente. Cena e pernottamento in hotel.
3° giorno
Agbodrafo-Ouidah
Il vudu è veramente radicato nello spirito di queste genti e ce lo dimostra la Celestial Church, un interessante esempio di sincretismo religioso che unisce elementi vudù e cristianesimo. Sarà illuminante incontrare i fedeli e i sacerdoti, assistendo a riti di esorcismo, profezie e trance. Si attraversa il confine con il Benin e si raggiunge Ouidah, considerata una delle capitali del vudù africano. In questa città, antico porto del traffico negriero dall'architettura afro-portoghese decadente, coabitano uno di fronte all'altro il tempio dei pitoni e la cattedrale cattolica. La lentezza dei personaggi inondati dal sole... il battito lontano delle onde sulla spiaggia... il ritmo dei tamburi rappresentano l'eco mormorante di colonne di schiavi imbarcati verso terre lontane. Un'atmosfera al di fuori del tempo, molto ben descritta da Chatwin nel suo libro «Il viceré di Ouidah». A Ouidah visiteremo il Tempio dei Pitoni, dove questi serpenti sono venerati come vudù protettori della città; il forte portoghese, trasformato in museo sulla tratta degli schiavi; la via del non-ritorno percorsa dai prigionieri prima di partire in direzione del nuovo mondo. Pernottamento in hotel.
4° giorno
Ouidah-Ganvié-Dassa
Si riparte verso l’estesa regione lacustre che accoglie Ganvié, grande villaggio su palafitte raggiungibile dunque solo via acqua. Gli abitanti appartengono all’etnia Tofinou, costruiscono le loro capanne su dei pali di teck e ricoprono i tetti delle loro abitazioni con una spessa coltre di paglia. La pesca è l’attività principale di questa popolazione il cui isolamento ha permesso il mantenimento di abitudini di vita e di regole di costruzione originali. E’ curioso assistere a questa vita acquatica, a questo andirivieni tranquillo di piroghe, a questo traffico in cui il rumore è dato dal ritmo del remo, che spesso esorta al canto. Sono le piccole imbarcazioni condotte da bambini che si recano al pozzo, oppure da pescatori che partono alla ricerca di una pesca abbondante, o da donne che si recano al mercato. Mercato costituito, naturalmente, da piroghe in cui le mercanzie vengono esposte…
Ci dirigeremo poi verso Abomey dove visiteremo il Palazzo Reale, i cui muri sono decorati con i simboli degli antichi re del Dahomey. Il palazzo è ora un museo segnalato dall’Unesco come patrimonio dell’umanità e conserva tra l'altro le spoglie mortali dei re, i troni, gli antichi altari del culto, le statue e le armi. Sarà l’occasione per conoscere questo regno, la cui economia era basata sulla tratta degli schiavi. Infatti il permanente stato di guerra permetteva al Re di catturare migliaia di prigionieri che venivano poi venduti come schiavi. Al centro della corte reale si erge un tempio costruito utilizzando una mistura di argilla e sangue umano. Al culmine della loro potenza, l’harem ospitò fino a 4000 donne. Passeggiando tra gli edifici, il visitatore avrà modo di riconoscere il passato splendore della corte che sfidò con orgoglio i potenti eserciti occidentali che arrivavano per colonizzare il continente africano. Cena e pernottamento in hotel.
5° giorno
Dassa-Natatingou
Sosteremo presso il feticcio di Dankoli, importante luogo di culto vudù. La presenza di diversi bastoncini di legno ricorda l’innumerevole serie di preghiere che sono state rivolte al dio locale per soddisfare i bisogni della vita di tutti i giorni: un buon raccolto, un felice matrimonio, un parto senza problemi, una promozione scolastica…. Una volta esaudita la preghiera, il richiedente torna sul luogo del feticcio per sacrificare ciò che aveva promesso: un pollo, una mucca, una capra. Le tracce di sangue, vino di palma e olio di palma che cospargono il feticcio provano che tante persone hanno visto la loro preghiera esaudirsi. Nel pomeriggio raggiungeremo gli antichi villaggi Taneka, situati alle pendici dei monti omonimi. Questi villaggi sono composti da capanne rotonde dai tetti conici e protetti al centro da vasi di terracotta. La parte superiore dei villaggi è abitata dai sacerdoti dei feticci, abbigliati con pelle di capra, e dai giovani iniziati. Pare che i primi abitanti, d'origine Kabyé abbiano occupato la montagna nel IX secolo d.C. Da allora altre popolazioni si sono unite a loro formando una specie di melting-pot. Ogni gruppo ha conservato i propri culti ed i propri riti d'iniziazione, e nello stesso tempo hanno creato istituzioni politiche e religiose comuni. Mentre si cammina tra case a tetto conico, su viuzze delimitate da pietre lisce, capita d'incontrare giovani ed adulti con il capo raso, semi nudi. Si preparano alle celebrazioni iniziatiche. I Taneka, considerano che per « fare » un uomo ci vuole tempo, pazienza, e tanto... sangue d'animali sacrificati. Insomma un processo lungo tutta un'esistenza, a tal punto che la vita stessa diventa un rito di passaggio. Cena e pernottamento in hotel.
6° giorno
Natitingou-Defale
In un paesaggio di dolci colline e altipiani incontreremo i Tamberma e i Somba, che vivono in abitazioni fortificate che non vengono riunite in villaggi. Simili nella forma ai nostri castelli medievali, queste abitazioni rappresentano uno dei più begli esempi di antica architettura africana. Il loro stile impressionò Le Courbusier, che le definì “architettura scultorea”. In effetti le case sono costruite a mano, strato su strato, aggiungendo palle di fango che vengono poi modellate sul disegno della casa in una sorta di sensuale gesto che unisce forza, precisione ed estetica. L’attaccamento alla tradizione è dimostrato dalla presenza di grandi santuari di forma fallica posti all’entrata delle case, nelle quali entreremo con il premesso accordatoci dagli abitanti per meglio comprenderne lo stile di vita. Le abitazioni sono una proiezione antropologica e cosmologica: il primo piano avvolto nell’oscurità rappresenta la morte ed è il luogo degli antenati, il secondo piano aperto al cielo rappresenta la vita ed è il luogo dove le nonne accudiscono i piccoli, fino a quando viene individuato quale antenato è ritornato a vivere nel nuovo nato. Tutto il cibo e gli animali vengono custoditi all’interno delle case, in modo da garantire la sopravvivenza del gruppo famigliare in caso di attacco nemico. Per secoli queste popolazioni hanno sfruttato il difficile accesso ai loro territori offerto dalla catena dei monti Atakora per difendersi dalla resa in schiavitù praticata dai mercanti musulmani del Nord dell’Africa. L’area è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Frontiera del Togo. Cena e pernottamento in hotel.
7° giorno
Defale-Sokode
Incontro con le popolazioni Kabye. In alcuni villaggi, posizionati in cima alle colline, potremo vedere il lavoro quotidiano: le donne dedite a plasmare vasi di argilla e gli uomini a forgiare il ferro sul fuoco modellandolo con pesanti pietre. In serata, la danza del fuoco. Al centro del villaggio un grande fuoco illumina i volti dei partecipanti che inizialmente danzano al ritmo ipnotico dei tamburi prima di tuffarsi nelle braci ardenti. Raccolgono tizzoni incandescenti e li passano più volte sul corpo oltre che portarli alla bocca, quasi li dovessero ingoiare. Nessuna ferita e nessun segno di dolore compare sui volti dei danzatori. Si tratta di coraggio? Auto-suggestione? Magia? Difficile spiegare questa performance. Forse sono davvero i loro feticci che li proteggono dal fuoco? Cena e pernottamento in hotel.
8° giorno
Sokode-Kara-Tamale
La pista ci porta al confine con il Ghana, in una regione poco visitata dove vivono i Dagomba, che rappresenta un ottavo dell’intera popolazione ghanese. I villaggi sono caratterizzati da un numero importante di case rotonde, con tetto in paglia. Gli abitanti, dediti all’agricoltura, si sono stabiliti da tempo su questi territori, condividendolo con altri gruppi. Tra questi i Konkomba, popolo che ai tempi della colonizzazione ha fatto resistenza ai coloni rifiutandone l’autorità e l’influenza, tanto da sottrarsi anche all’alfabetizzazione non permettendo l’apertura di scuole nel suo territorio. La lingua konkomba è ancora vitale e parlata da circa mezzo milione di persone. Una sosta è d’obbligo presso un particolare villaggio Konkomba, popolato da... streghe. In un quadro di architettura tradizionale saremo accolti cordialmente da donne sulle quali pesa l’accusa di essere delle streghe. La stregoneria è una soluzione culturale per giustificare la presenza dell'ingiustificabile: la morte di un giovane, una malattia improvvisa, un raccolto mal riuscito... Considerate responsabili di tali eventi, queste donne fungono da capro espiatorio e vengono esiliate. Le incontreremo ed ascolteremo le loro storie. Cena e pernottamento in hotel.
9° giorno
Tamale-Techiman
Nella regione di Brong Afo abbandoneremo la strada per seguire la pista che procede fra muri di vegetazione e che ci condurrà alla foresta sacra. I locali considerano le scimmie Colobus e Monas quali incarnazione degli antenati e quindi le rispettano come spiriti tutelari. Una passeggiata ci porterà a scoprire la foresta e i suoi alberi giganti avvolti dalla luce smeraldina. L’incontro con le scimmie sacre non è un evento raro…Cena e pernottamento in hotel.
10° giorno
Kumasi
Si raggiungono le colline di Kumasi. Oggi Kumasi, con circa 1 milione di abitanti, è una spumeggiante città con un fantastico mercato centrale, uno dei più grandi d’Africa. Ogni tipo di manufatto ashanti (pelletteria, ceramiche, tessuti kente & adinkra) si trova qui, insieme a quasi tutti i tipi di frutta tropicale e verdura. Da ammirare i cartelli pubblicitari dipinti a mano che illustrano in maniera originale non solo mercanzie, ma anche servizi diversi: dai vari tagli proposti dal barbiere alle celebrazioni dei vari oratori religiosi. Floride le attività economiche, che traggono profitto dalle opportunità offerte dalla foresta e dalle miniere d’oro soggiacenti. Ma Kumasi è una città che può vantare un importante passato, centrato intorno ai re ashanti che dalla fine del 17° secolo ad oggi hanno mantenuto vive le tradizioni e la forza del popolo. Il popolo Ashanti fu uno dei regni più potenti dell’Africa fino alla fine del 19th sec., quando gli Inglesi decisero di annetterla alla loro colonia chiamata Gold Coast. Nel pomeriggio, se in svolgimento, potremo assistere ad un tradizionale funerale Ashanti, durante il quale i partecipanti in segno di lutto indossano incantevoli toghe rosse o nere. Si tratta di un funerale a tutti gli effetti, ma dall’atmosfera molto gioiosa. Il deceduto è considerato ancora presente e parte della famiglia. Amici e parenti insieme socializzano e onorano la sua memoria. I capi, all’ombra di grandi parasoli colorati, partecipano a queste celebrazioni circondati da tutta la corte, dai ritmi dei tamburi e dai ballerini che danzano con movenze ricche di gestualità e simbolismo. Cena e pernottamento in hotel.
11° giorno
Kumasi
Nel calendario degli Ashanti alcune domeniche sono chiamate Akwasidae e corrispondono all’inizio del mese secondo il calendario tradizionale. Se la nostra partenza lo prevede assisteremo alla celebrazione. A Kumasi la domenica, giorno festivo, molti cittadini si recano alla chiesa, vestiti da festa come richiede l’evento. Ma a Kumasi è vivissima la tradizione degli Ashanti, grandi signori dell’oro, che rappresentano una monarchia ancor oggi importante. L’Asantehene, re di tutti gli Ashanti, è tuttora il garante ed il depositario dei valori spirituali che fondano l’unità e la forza del suo popolo. La sua influenza va di là dalle frontiere del Ghana per suscitare ammirazione nel resto della diaspora africana dispersa nel mondo. Dopo riti di libagione sui troni degli antichi re, organizzati in sale inaccessibili al pubblico, ecco la grande celebrazione di gioia. Sotto un ombrello di panni colorati viene posta la sedia del Re, che vi siede vestito di tessuti vivaci e coperto di antichi gioielli d’oro massiccio (i gioielli e le maschere in oro Ashanti fanno parte dei capolavori dell’arte africana). Davanti al monarca si apre uno stretto corridoio formato dai dignitari con diverse funzioni: portatori di spade rituali, guardiani armati di fucili a polvere, portatori di coltelli utilizzati per le esecuzioni, portatori di ventagli di piume di struzzo. Di fianco al re stanno seduti gli anziani e i consiglieri capeggiati dal porta-parola regale che porta in mano i simboli del potere ricoperti in oro. Durante la cerimonia i cortigiani offrono i loro regali, i griots recitano la storia dei re ashanti, i suonatori dei tamburi e delle trombe d’avorio scandiscono il ritmo della celebrazione. Alcuni danzatori corpulenti, avvolti in tessuti rosso splendente, eseguono danze tradizionali caratterizzate da una alternanza di movimenti delicati e di spostamenti rapidi da una parte all’altra della scena. Nel pomeriggio prosegue la visita della città. Visita al Palazzo Reale e al suo museo, che raccoglie molti oggetti importanti per comprendere la storia del regno. Cena e pernottamento in hotel.
12° giorno
Kumasi-Anomabu
Trasferimento verso la costa. Il Ghana conta oltre 50 edifici, tra castelli e forti, costruiti dalle potenze coloniali europee in tempi remoti come basi per il commercio dell'oro, dell'avorio, dei legnami pregiati e degli schiavi che da qui partivano verso il “nuovo mondo”. Visita di Cape Coast ed in particolare del suo castello, costruito dagli Svedesi nel 1653. Riconosciuto dall’Unesco come patrimonio dell’umanità, accoglie ora un interessante museo sulla tratta degli schiavi. Da qui infatti partirono migliaia di prigionieri, rivenduti come schiavi ed utilizzati nelle piantagioni americane. La cittadina, prima capitale della colonia britannica, conserva ancora le tracce del passato coloniale. Sulle spiagge circostanti i pescatori perpetuano ancestrali tecniche di pesca, sfidando la furia dell’oceano per strapparvi abbondanti raccolte di pesce. Cena e pernottamento in hotel.
13° giorno
Elmina
Il Parco del Kakum è la più bella area naturale del Ghana. La sua sontuosa foresta pluviale tropicale può essere ammirata passeggiando sul vuoto all’altezza di 37 metri tra le fronde grazie ad un ponte di corde sorretto da cavi d’acciaio. Intorno i suoni propri di un ambiente selvaggio, uccelli esotici, qualche scimmia… Nel pomeriggio visita di Elmina: un castello, un porto, un villaggio, da cinque secoli in contatto con le popolazioni europee. Il castello che si visita oggi, considerato Patrimonio dell’Umanità, è il risultato dei lavori realizzati da Portoghesi, Olandesi, Inglesi e autorità locali. Costruito a picco sull’oceano, testimonia i fiorenti scambi commerciali tra l’Occidente e l’Africa nel corso dei secoli scorsi. Nel corso della sua storia è stato utilizzato come magazzino d’oro, d’avorio, di legno pregiato, ma anche di schiavi. La città d’Elmina è un tipico porto di pesca con centinaia di grandi piroghe colorate che tutti i giorni partono cariche di coraggiosi pescatori che affrontano le pericolose acque dell’oceano sperando in una ricca raccolta. I vicoli di questo antico villaggio di pescatori ci faranno respirare un’atmosfera vivace e fuori del tempo. Le antiche costruzioni portoghesi, oggi abitate da autoctoni, giacciono contrapposte ai templi delle “compagnie asafo”, in cui i guerrieri depositavano offerte votive. Rientro ad Anomabu per cena e pernottamento in hotel.
14° giorno
Anomabu-Accra
Vivace città africana in rapida evoluzione, Accra ha saputo conservare una propria identità nei quartieri moderni come in quelli vecchi, dove si moltiplicano le attività tradizionali. Particolarmente stimolante il museo, concepito per essere al servizio della conservazione dell’arte di tutto il continente e dedito alla promozione della produzione artistica attuale. I verdeggianti quartieri amministrativi, composti da eleganti ville della prima metà del Novecento, ci ricordano che questa fu la più prosperosa delle colonie britanniche d’ Africa. Di fronte all’oceano si organizza la vita del quartiere indigeno: un villaggio circondato da una città! Qui le attività economiche seguono criteri ben diversi da quelli che governano la city, distante solamente qualche centinaio di metri. La visita della città termina nel quartiere nel quale si incontrano gli originali laboratori dei fabbricanti di sarcofagi, che propongono allegre bare dalle forme fantasiose: frutti, pesci, aerei, animali vari... Cena libera. In serata trasferimento in aeroporto ed imbarco sul volo di rientro.
15° giorno
Italia
Arrivo in Italia.