Djenné, Falesia Dogon e Fiume Niger

durata viaggio 11 giorni

1° giorno
Italia-Bamako


Voli di linea. Arrivo a Bamako. Pernottamento in hotel.

2° giorno
Bamako-Segou

Bamako si sta abbellendo con monumenti ed edifici pubblici che affiancano i vecchi edifici lasciati dai coloni francesi, ma rimane un grosso villaggio con estesi quartieri di case in banco. Il centro è piccolo ma invaso da mercati, traffico caotico e tante curiosità. C’è il mercato centrale, colmo all’inverosimile delle più svariate mercanzie, dalle stoffe agli utensili di ogni genere, dall’incenso alle scarpe di plastica; c’è il mercato dei generi alimentari, dove splendidi manghi si offrono insieme a lussureggianti insalate, rossi peperoncini e spezie dai profumi violenti; c’è poi il mercato della carne, dove un cantuccio è riservato al macello di piccoli animali ed alla immediata vendita delle loro carni, spettacolo crudo per la nostra sensibilità europea; e quello del pesce, al quale il Niger contribuisce offrendo una ricca varietà; c’è il mercato artigianale, dove si lavorano prodotti primi locali: oro, pelle, cotone, legno, osso, e quello del “recupero”, in cui si allineano bottiglie vuote e lattine alle quali è stato inserito un manico per trasformarle in recipienti, ma nel quale anche si battono le lamiere di fusti vuoti di carburante o lubrificante per ottenere bauli grandi e piccoli da decorare; c’è il mercato della medicina tradizionale, veramente curioso, dove si offrono varie erbe fresche ed essiccate ma anche becchi d’uccello, unghie di scimmia, brandelli di pelle, denti di caimano… E tra un mercato e l’altro il viavai incessante degli ambulanti che portano sulla testa la loro scarsa mercanzia e la offrono a tutti i passanti. Ebbene sì, Bamako vive molto al mercato… Pranzo libero. Nel pomeriggio partenza verso nord-est. Campi coltivati e grandi frutteti ricchi di piante di mango sfilano lungo la strada asfaltata. Si raggiunge Segou con i suoi viali alberati a cui fanno da sfondo i vecchi palazzi in stile neo-sudanese dei tempi dell’amministrazione francese. Cena e pernottamento in un semplice ma pulito albergo.


3° giorno
Segou-Djenné


Il paesaggio si inaridisce poi fino a diventare la caratteristica "brousse", la savana arbustiva interrotta da giganteschi baobab. Il percorso attraversa molti villaggi e permette di avvicinare e riconoscere le varie popolazioni dalla forma diversa di capanne e granai, dal diverso gusto nella decorazione e dalla strutturazione del villaggio, dal concetto particolare di ”urbanistica”, frutto di differenti tradizioni e specializzazioni e dovuto a diverse organizzazioni sociali. I Bambara si riuniscono per gruppi familiari fino a formare un villaggio, ed ogni “grande famiglia”, intesa nel senso più ampio del termine, vive e svolge le attività quotidiane all’interno di un ampio cortile recintato, la “concessione”, in cui si trovano le piccole costruzioni che fungono da cucina, ripostiglio, camera da letto. I Bobo concentrano in un’area i caratteristici granai sopraelevati, anche se di proprietari diversi, mentre i Peulh fondono le loro abitazioni di fango l’una nell’altra a formare un labirinto armonico e un gioco di volumi del tutto originale dominato dall’immancabile moschea in puro “stile sudanese”. Dopo aver traghettato sul fiume Bani ecco Djenné, la "regina del delta", nel suo giorno di mercato. L’antica cittadina fu fondata presumibilmente intorno all’VIII secolo al centro di una laguna comunicante con i due grandi fiumi. La sua architettura sia religiosa che civile è il risultato di diverse influenze culturali che si sono fuse fino ad assumere caratteristiche proprie, influenzando poi l’intera valle del Niger. L’unica, enorme moschea presenta una facciata ornata di colonne e ripartita da tre massicci minareti tronco-piramidali sormontati da uova di struzzo. E’ il più grande monumento in "banco" africano e senza dubbio la moschea più nota in Africa occidentale. Djenné fu un centro religioso e commerciale importante e lo stato, supportato dall’Unesco, si impegna per conservarla intatta nella sua struttura originale imponendo il banco, un impasto di argilla e paglia reso impermeabile spesso dall’aggiunta di sterco, anche all’edilizia attuale: con esso si fanno i mattoni che saranno poi cotti al sole e l'intonaco che, steso prima della stagione delle piogge, proteggerà le costruzioni. Una passeggiata nei quartieri in stile arabo-africano permette di apprezzare le case a più piani le cui facciate segnalano l’etnia di appartenenza degli abitanti e le cui stanze si raccolgono intorno al cortile interno, l'intrico delle strette viuzze in terra battuta, il garbuglio spontaneo eppure armonioso degli spazi che si compenetrano, le ampie terrazze e le "torri-latrina", astuto espediente per un abitato che manca di sistema fognario. Ma la più grande emozione si vive girovagando per il mercato che si tiene il lunedì sulla grande piazza antistante la moschea, a confermare il felice connubio tra potere religioso e potere commerciale che fece nei secoli la fortuna della città: colori, brusìo, odori penetranti… un totale coinvolgimento dei sensi. Cena e pernottamento in una caratteristica struttura alle porte di Djenné. 

4° e 5° giorno
Il Paese Dogon

Si lascia l’asfaltato e si percorre un tratto di una grande strada in laterite per incrociare una pista quasi abbandonata che conduce ad una serie di villaggi dogon poco conosciuti che rappresentano la prima tipologia di insediamento di questa popolazione. Costruiti in pietra sulla cima di roccioni d'arenaria e circondati da basse muraglie, sono difficilmente accessibili. Nando, affascinante insediamento nascosto in una piccola e suggestiva valle, invisibile dalla piana, può essere scoperto e conquistato con una breve ma ripida salita. La sua minuscola, stupenda moschea presenta elementi architettonici e decorativi davvero unici, tanto da ispirare una leggenda a proposito della sua costruzione. La pista continua tra insoliti paesaggi di sahel. Qua e là qualche curioso villaggio sperso nella “brousse”. Poi, dopo aver attraversato il centro di Bandiagara, ci si dirige decisamente verso la falesia, verso Dourou. Una duna lunghissima corre parallela alla falesia, creando una vallata disseminata di baobab e tamarindi nella quale i dogon coltivano il miglio. Ed oltre la duna, nella piana che sconfina nel Burkina Faso, sorgono i villaggi che si differenziano, dai più noti insediamenti della falesia, principalmente per la fattura dei pilastri di sostegno dei togu na: lignei e scolpiti quelli della piana, in terra o sassi quelli della falesia. Il popolo Dogon è originario della regione del Mandé da cui si allontanò intorno al X secolo quasi certamente per proteggere la propria identità culturale e religiosa. Si stabilì in questa regione montuosa scoscesa e quasi irraggiungibile e ciò ha permesso di mantenere quella cultura originale che tanto ha interessato gli antropologi del secolo scorso e che lo rende il popolo etnologicamente più interessante di tutto il Mali. La vita dogon è permeata di spiritualità che genera tra l’altro una serie di manifestazioni artistiche: sculture, maschere rituali, porte e finestre in legno intagliato, strumenti musicali e danze cerimoniali. I villaggi dogon sono arrampicati sulla falesia di Bandiagara in posizioni spettacolari, tra blocchi di arenaria e cavità naturali, perfettamente mimetizzati. Sono formati da piccole capanne affiancate da granai coperti da un tettuccio conico in paglia, e presentano alcuni edifici di uso comunitario: dalla ghinna, la casa del patriarca custode del culto degli antenati, alle capanne mestruali, dove le donne si isolano periodicamente, dai binou, case dei feticci, ai togu na, dove gli uomini si riuniscono per discutere o riposare. Sopra ai villaggi, nelle grotte che crivellano la falesia, vegliano i sepolcri, nei quali i morti vengono issati per mezzo di corde. I Dogon, circa 300.000, traggono il loro sostentamento dall'agricoltura. Nella piana coltivano miglio e mais, ma il prodotto agricolo per il quale sono conosciuti è la cipolla, piccola e dolce, che cresce con grande difficoltà in terrazzamenti suddivisi in parcelle di terreno minuscole, create con terra trasportata in prossimità di corsi d’acqua chiusi da dighe e sbarramenti, ed annaffiate costantemente a mano. Nella piana stanziano anche alcune comunità Peulh, dalle ricercatissime e preziose acconciature, che scambiano con i Dogon i propri prodotti: latte e carne bovina contro verdura e cereali. Il 5° giorno campo sula bellissima duna aranciata di Dourou con vista superlativa sulla falesia. Il 6° giorno visita dei villaggi della piana e campo sulla duna prospiciente gli insediamenti della falesia, abbarbicati sotto le pareti a picco.

6° giorno
Mopti

Risalita della falesia Dogon, passaggio a Sangha, la “capitale”, e poi via per Mopti. “La Venezia del Mali”, questo il titolo un po’ eccessivo di cui si fregia questa cittadina, è composta da tre isolotti legati tra loro da dighe. Il Niger ed il Bani uniscono qui le loro acque e contribuiscono a rendere Mopti un importante nodo commerciale, grazie al porto delle pinacce, all’aeroporto ed alle strade che vi confluiscono. Qui tutte le popolazioni si incontrano, transitano, si insediano, anche stagionalmente. Nel porto si stipano le grosse piroghe da carico con il tetto di stuoia, colme di merci e gremite di passeggeri estemporanei, intorno si affollano i mercanti, che sulle rive scaricano la mercanzia e spesso già iniziano la vendita: c’è il settore del pesce affumicato; quello del sale che arriva dalle miniere di Taoudenni, nel Sahara; quello della chincaglieria, delle stuoie, della legna da bruciare… in un tutt’uno festoso che colpisce il visitatore. In posizione strategica un ristorante tipico domina il porto e dalla sua terrazza il colpo d’occhio è notevole. Il mercato raccoglie tutto ciò che di artigianale si può desiderare, dai gioielli, poveri o preziosi, ai legni scolpiti, alle terrecotte, ai tessuti. Nelle botteghe degli “antiquaires” si curiosa, si conversa, si discute sul prezzo… e si acquista senz’altro qualcosa per ricordare la piacevolezza del momento. Cena e pernottamento in albergo. 


7°, 8° e 9° giorno
Navigazione in piroga


Terminate le visite a Mopti, inizio della navigazione sul Niger con la tipica imbarcazione locale: la piroga dal fondo piatto e dalla copertura tonda rivestita di stuoie che garantiscono la necessaria ombra. Lungo il percorso si vedono sfilare villaggi la cui vita è incentrata sul fiume: le sue acque dissetano, abbeverano, annaffiano, lavano, trasportano, garantiscono un’abbondante pesca. I pescatori solcano il fiume con le loro piccole piroghe a pertica, ma se il vento lo consente stendono le loro fantasiose vele fatte di coperte colorate, pezzi di plastica, sacchi usati per l’imballaggio dei cereali, e con gesto ampio lanciano in acqua grandi reti circolari, oppure poggiano le nasse, o bloccano con enormi reti interi bracci di fiume, o ancora … Le rive del Niger, secondo le stagioni, offrono asilo a tutte le specie di uccelli acquatici dell'Africa occidentale, dal martin pescatore alla gru coronata, dal pellicano alla cicogna, dal cavaliere d’Italia all’airone cinerino: se il periodo è giusto, si potranno ammirare mentre la piroga scivola tranquilla sulle acque, seguendo la corrente. Isolate, le popolazioni sono estremamente calde ed accoglienti con i rari visitatori e permettono la visita dei saho, le case comuni dedicate alla gioventù e sempre gradevolmente decorate, piccoli gioielli di architettura spontanea. I campi vengono posti sulle rive del fiume.


10° giorno
Diafarabé-Bamako


Ritrovato il veicolo fuoristrada si riparte verso Markala, dove si attraversa l’unica diga sul Niger. E’ il territorio dell’Office du Niger e la regione del Macina, invasa dalle acque in periodo di piena e verde di coltivazioni di riso e canna da zucchero. Riecco Segou sulla strada che ora porta decisamente verso la capitale. Arrivo previsto nel tardo pomeriggio. Cena libera. Trasferimento in aeroporto ed imbarco.


11° giorno
Italia


Voli di linea. Arrivo in Italia.


Prezzi e date di partenza

data di partenza rientro Note particolari Prezzo HS Calc

Calcolo del prezzo


Descrizione Costo
Costi fissi
Prezzo base a persona in camera doppia € 2300
isc + assicurazione medico/bagaglio € 80
Supplemento alta stagione € 250
Tasse aeroportuali indicativamente* € 0
Costi accessori e supplementi
Visto di entrata nel paese/i € 60
supplemeto base 2 partecipanti € 400
  TOTALE DEI COSTI  

costi annessi e supplementi


Costo a persona Prezzo
Tasse Aeroportuali, da verificare al momento dell'emissione del biglietto € 0
Sistemazione in singola € 0
Iscrizione ed Assicurazione medico-bagaglio € 80
Visto di entrata nel paese/i € 60
supplemento base 2 € 400




Assicurazione Annullamento facoltativa


Attenzione: la richiesta di assicurazione contro il rischio annullamento va confermata contestualmente alla conferma del viaggio e viene resa operativa al momento del ricevimento dell'acconto.

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Punti forti del viaggio

In Breve...

il Niger è la vita. Sulle sue rive sono nati i grandi imperi del medioevo africano e si sono sviluppate civiltà raffinate che hanno lasciato bronzi e terrecotte di pregevole fattura. Qui è nata un’architettura spontanea che ha meritato, a giusto titolo, attenzione e studi rilevanti. Questo itinerario, pensato in 4x4 e piroga molto confortevole, oltre agli aspetti essenziali porterà alla conoscenza dell’atmosfera suggestiva e rilassata del fiume, dei suoi ritmi, delle sue genti. Uno scorcio d’Africa genuina che lascerà il segno.

Richiesto per partire:

  • Passaporto valido
  • Visto/i da ottenere in Italia
  • Vaccinazione febbre gialla
  • Consigliata la profilassi antimalarica