Mali-Burkina: di mercato in mercato

durata viaggio 16 giorni

CON BARNABA SALVADOR

1° giorno
Italia-Bamako

Voli di linea. Arrivo a Bamako. Pernottamento al Grand Hotel.

2° giorno
Bamako-Segou-Diafarabé

Bamako è attraversata dal Niger, sulle cui rive palpita l’operosità: piroghieri che caricano e scaricano merci e persone, lavandaie e tintore con i panni variopinti stesi al sole, ortolani che coltivano piccole parcelle lambite dall’acqua. Bamako si sta abbellendo con monumenti ed edifici pubblici che affiancano i vecchi edifici lasciati dai coloni francesi, ma rimane un grosso villaggio con estesi quartieri di case in banco. Il centro è piccolo ma invaso da mercati, traffico caotico, tante curiosità e un viavai incessante degli ambulanti che portano sulla testa la loro scarsa mercanzia e la offrono a tutti i passanti. Partenza verso nord-est. Campi coltivati e grandi frutteti ricchi di piante di mango sfilano lungo la strada asfaltata. Arrivo a Segou, "la coquette", importante cittadina sul Niger, prospero centro della coltivazione del riso. Lungo il viale d’accesso vari edifici coloniali ricordano i tempi in cui fu la capitale del paese. Il lunedì a Segou è giorno di mercato! Il mercato coperto, di coloniale memoria, si anima come ogni giorno con l’arrivo delle derrate alimentari: frutta colorata, verdissima insalata, legumi vari, pesce fresco, carne appena macellata. Le strade tutto intorno si riempiono dei venditori del lunedì che offrono ogni possibile mercanzia: tessuti, coperte, zucche svuotate di varie dimensioni da adibire a contenitori, corde, scarpe, mobilio, intrugli per la farmacia tradizionale…. colori, brusio, odori penetranti… un totale coinvolgimento dei sensi. Il mercato si sviluppa fino al fiume e continua lungo le sue rive, dove predominano i venditori di terrecotte, in parte fabbricate sul posto. Si lascia Segou per Markala, dove si attraversa l’unica diga sul Niger. La navigazione inizia a Diafarabé, nella regione del Macina invasa dalle acque in periodo di piena e verde di coltivazioni. Campo sulla riva del fiume, dove la piroga è in attesa.

3° e 4° giorno
Navigazione in piroga

Inizia la navigazione sul fiume con la tipica imbarcazione locale: la piroga dal fondo piatto e dalla copertura tonda rivestita di stuoie che offre la necessaria ombra. Lungo il percorso si vedono sfilare villaggi la cui vita è incentrata sul fiume: le sue acque dissetano, abbeverano, annaffiano, lavano, trasportano, garantiscono un’abbondante pesca. I pescatori solcano il fiume con le loro piccole piroghe a pertica, ma se il vento lo consente stendono le loro fantasiose vele fatte di coperte colorate, pezzi di plastica, sacchi usati per l’imballaggio dei cereali, e con gesto ampio lanciano in acqua grandi reti circolari, oppure poggiano le nasse, o bloccano con enormi reti interi bracci di fiume, o ancora… Le rive del Niger, secondo le stagioni, offrono asilo a tutte le specie di uccelli acquatici dell'Africa occidentale, dal martin pescatore alla gru coronata, dal pellicano alla cicogna, dal cavaliere d’Italia all’airone cinerino: si potranno ammirare mentre la piroga scivola tranquilla sulle acque, seguendo la corrente. Isolate, le popolazioni sono estremamente calde ed accoglienti con i rari visitatori e permettono la visita dei saho, le case comuni dedicate alla gioventù e sempre gradevolmente decorate, piccoli gioielli di architettura spontanea. I campi vengono posti sulle rive del fiume.

5° giorno
Mopti  
 
In mattinata arrivo a Mopti. In posizione strategica un ristorante tipico domina il porto e pranzare sulla sua terrazza è d’obbligo. “La Venezia del Mali”, questo il titolo un po’ eccessivo di cui si fregia Mopti, composta da tre isolotti legati tra loro da dighe. Il Niger ed il Bani uniscono qui le loro acque e contribuiscono a rendere Mopti un importante nodo commerciale, grazie al porto, all’aeroporto ed alle strade che vi confluiscono. Qui tutte le popolazioni si incontrano, transitano, si insediano, anche stagionalmente. Nel porto si stipano le grosse piroghe da carico con il tetto di stuoia,  colme di merci e gremite di passeggeri estemporanei, intorno si affollano i mercanti, che sulle rive scaricano la mercanzia e spesso già iniziano la vendita: c’è il settore del pesce affumicato; quello del sale che arriva dalle miniere di Taoudenni, nel Sahara; quello della chincaglieria, delle stuoie, della legna da bruciare… in un tutt’uno festoso che colpisce il visitatore. Il mercato raccoglie tutto ciò che di artigianale si può desiderare, dai gioielli, poveri o preziosi, ai legni scolpiti, alle terrecotte, ai tessuti. Nelle botteghe degli “antiquaires” si curiosa, si conversa, si discute sul prezzo… e si acquista qualcosa per ricordare la piacevolezza del momento. Cena in ristorante. Pernottamento in hotel.

6° giorno
Djenné

Si lascia Mopti lungo la strada principale. Una deviazione secondaria ci porta all’attracco della chiatta a motore sulla quale si traghetta il fiume per raggiungere Djenné, la "regina del delta". L’antica cittadina fu fondata presumibilmente intorno all’VIII secolo al centro di una laguna comunicante con i fiumi Niger e Bani. La sua architettura sia religiosa che civile è il risultato di diverse influenze culturali che si sono fuse fino ad assumere caratteristiche proprie, influenzando poi l’intera valle del Niger. L’unica, enorme moschea presenta una facciata ornata di colonne e ripartita da tre massicci minareti tronco-piramidali sormontati da uova di struzzo. E’ il più grande monumento in "banco" africano  e senza dubbio la moschea più nota in Africa occidentale. Djenné fu un centro religioso e commerciale importante e lo stato, supportato dall’Unesco, si impegna per conservarla intatta nella sua struttura originale imponendo il banco,  un impasto di argilla e paglia reso impermeabile spesso dall’aggiunta di sterco, anche all’edilizia attuale: con esso si fanno i mattoni che saranno poi cotti al sole e l'intonaco che, steso prima della stagione delle piogge, proteggerà le costruzioni. Una passeggiata nei quartieri in stile arabo-africano permette di apprezzare le case a più piani, le cui facciate segnalano l’etnia di appartenenza degli abitanti e le cui stanze si raccolgono intorno al cortile interno, l'intrico delle strette viuzze in terra battuta, il garbuglio spontaneo eppure armonioso degli spazi che si compenetrano, le ampie terrazze e le "torri-latrina", astuto espediente per un abitato che manca di sistema fognario. Si lascia l’asfaltato e si percorre un tratto di una grande strada in laterite per incrociare una pista quasi abbandonata che conduce ad una serie di villaggi dogon poco conosciuti che rappresentano la prima tipologia di insediamento di questa popolazione. Costruiti in pietra sulla cima di roccioni d'arenaria e circondati da basse muraglie, sono difficilmente accessibili. Nando, affascinante insediamento nascosto in una piccola e suggestiva valle, invisibile dalla piana, può essere scoperto e conquistato con una breve ma ripida salita. La sua minuscola, stupenda moschea presenta elementi architettonici e decorativi davvero unici, tanto da ispirare una leggenda a proposito della sua costruzione. Campo nella regione.

dall’7° all’10° giorno
Il Paese Dogon

Si raggiunge poi Bandiagara, il centro abitato più importante dal quale prende il nome l’intera falesia, della quale si raggiunge poi il bordo. Visita di alcuni villaggi lungo la falesia e nella piana di Gondo. Il popolo Dogon è originario della regione del Mandé da cui si allontanò intorno al X secolo quasi certamente per proteggere la propria identità culturale e religiosa. Si stabilì in questa regione montuosa scoscesa e quasi irraggiungibile e ciò ha permesso di mantenere quella cultura originale che tanto ha interessato gli antropologi del secolo scorso e che lo rende il popolo etnologicamente più interessante di tutto il Mali. La vita dogon è permeata di spiritualità che genera tra l’altro una serie di manifestazioni artistiche: sculture, maschere rituali, porte e finestre in legno intagliato, strumenti musicali e danze cerimoniali. I villaggi dogon sono arrampicati sulla falesia di Bandiagara in posizioni spettacolari, tra blocchi di arenaria e cavità naturali, perfettamente mimetizzati. Sono formati da piccole capanne affiancate da granai coperti da un tettuccio conico in paglia, e presentano alcuni edifici di uso comunitario: dalla ghinna, la casa del patriarca custode del culto degli antenati, alle capanne mestruali, dove le donne si isolano periodicamente, dai binou, case dei feticci, ai togu na, dove gli uomini si riuniscono per discutere o riposare. Sopra ai villaggi, nelle grotte che crivellano la falesia, vegliano i sepolcri, nei quali i morti vengono issati per mezzo di corde. Una duna lunghissima corre parallela alla falesia, creando una vallata disseminata di baobab e tamarindi nella quale i dogon coltivano il miglio. I Dogon , circa 300.000, traggono il loro sostentamento dall'agricoltura. Nella piana coltivano miglio e mais, ma  il prodotto agricolo per il quale sono conosciuti è la cipolla, piccola e dolce, che cresce con grande difficoltà in terrazzamenti suddivisi in parcelle di terreno minuscole, create con terra trasportata in prossimità di corsi d’acqua chiusi da dighe e sbarramenti, ed annaffiate costantemente a mano. Non è difficile incontrare anche donne Peulh dalle ricercatissime e preziose acconciature, che scambiano con i Dogon i propri prodotti: latte e carne bovina contro verdura e cereali. Campi.

dal 11° al 13° giorno
Djibo-Aribinda-GoromGorom

Si raggiunge il Burkina Faso, letteralmente “il paese degli uomini integri”, ossia puri. Questo romantico nome gli è stato attribuito da Tomas Sankara, suo presidente, il Che Guevara africano. La prima meta è il villaggio di Djibo, dalla caratteristica architettura che ricorda i ksour del sud marocchino, nel quale operano molti artigiani: gioiellieri peulh, tessitori, fabbri e vasaie. Nella regione si spostano i nomadi Peulh Dogabe con i loro zebù dalle lunghe corna. Vivono sotto specie di capanne provvisorie, costruite con dei rami ricurvi e ricoperte da tappeti dai bei disegni geometrici. I Peulh coesistono con i Tuareg Tiguirmzalt, che perpetuano lo stile abitativo tradizionale: tende in cotone o in cuoio, facilmente riconoscibili da lontano per le loro forme che puntano verso il cielo. L’architettura moderna occidentale si è ispirata a questo stile per rappresentare leggerezza e movimento. Con loro gli schiavi di un tempo, i Bella. Pozze d’acqua si alternano alle dune favorendo il pascolo delle mandrie su grandi spazi, senza rischio di sovrappopolamento. Quindi ecco le rocce che caoticamente circondano Aribinda, ricche d’arte rupestre preistorica: cavalieri, armi ed animali appaiono sulle pareti a testimonianza di un passato e di un popolo misteriosi.  Gli archeologi si interrogano ancora sulla datazione, sulla provenienza di questi uomini che ci hanno lasciato tali segni del loro passaggio e per i loro studi possono contare anche su frammenti di terrecotte, statuette in bronzo e macine ritrovate nelle grotte della regione. Aribinda è popolata da Kouroumba, Mossi e Peulh. Il loro re, Maiga Belko, ha mantenuto un ruolo importante nella vita sociale della sua gente e riceve i visitatori per condividere le sue conoscenze sulla storia del suo popolo. Altre figure tradizionali lo affiancano nella gestione del villaggio: i Signori della Terra, che sono anche i guardiani delle maschere. Nell’incontrarli è possibile avere l’opportunità di vedere alcune di queste maschere, che rappresentano antilopi dal collo allungato. Una pista sabbiosa conduce al seducente lago di Oursi, nei pressi dell’omonimo villaggio, bordato di dune vive bianche e rosa, punto d’acqua per le mandrie e dimora per molti uccelli acquatici: un altro dei panorami salienti di questi territori ai bordi del deserto. Poi si entra nell’Oudalan, regione tipicamente saheliana nella quale l’occhio si perde all’infinito sulla steppa bruciata dalla siccità, interrotta qua e là da piccole dune che preannunciano la desertificazione. Qui ancora si possono incontrare famiglie di nomadi che si spostano a d’orso d’asino con tutto il loro materiale ed il bestiame. Il villaggio di Gorom-Gorom presenta vecchi quartieri che ospitano ottimi artigiani e funge da punto d’incontro di tutti i nomadi di questa parte di sahel che al giovedì danno vita ad un mercato del bestiame animatissimo ed assolutamente autentico. Sono Tuareg, ma anche mauri e Peulh, e i sedentari Songhai. Vendono dromedari, asini, cavalli, zebù, montoni, pecore e pollame: una festa per il visitatore! Le miniere d’oro della provincia di Dori rappresentano una sosta interessante per il sistema di estrazione e per l’incontro con i cercatori ed il mondo che orbita intorno a loro. Notti al bivacco o in piccole strutture locali.

14° e 15° giorno
Falagountou-Ouagadougou

Il mercato del bestiame di Falagountou, che si tiene il sabato, è uno spettacolo affascinante, frequentato da nomadi che vi si recano a piedi, a dorso d’asino o issati su di un dromedario. Ci si dirige verso la capitale attraverso tipici paesaggi di savana: campi di miglio, grandi baobab, acacie, alberi di karité e frutteti carichi di manghi. Qua e là le capanne rotonde e coniche dei Mossi, antichi e fieri proprietari di queste terre saheliane che in passato, organizzati attorno al loro re, erano in grado di difendersi ed attaccare ogni nemico. Ed ecco infine Ouagadougou, tipica metropoli dell'Africa Nera, una città che sembra ancora un grande villaggio. Nonostante il cemento e l’asfalto la popolazione perpetua gli stili di vita dei villaggi d’origine. Anticamente la pianta della città era centrata sul Palazzo del “Moro Naba”, il Grande Imperatore dei Mossi. Tra i quattro reami Mossi, infatti, quello di Ouagadougou fu il più importante. Il Palazzo esiste ancora, ma il baricentro della città si è spostato sul Mercato Centrale, verso il quale confluiscono tutte le strade unitamente alle mercanzie e ai manufatti provenienti dalle popolazioni delle savane circostanti. Vi si possono trovare canestri di paglia intrecciata, sacchi e contenitori di pelle, tessuti artigianali dai vivaci colori, in particolare l'intenso blu indaco. Al centro artigianale veri e propri artisti producono, espongono e vendono il risultato del loro lavoro.

16° giorno
Italia

Voli di linea. Arrivo in Italia.

Partenza da Milano/Roma - Prezzo indicativo per persona in doppia: € 3.150,00. Minimo 10 partecipanti con Marino Keller

La quota comprende:
I voli a/r da Roma/Milano in classe Economy
Circuito a bordo di veicoli fuoristrada e piroga, come da programma
Sistemazione per 3 notti in camere standard a due letti e per 11 notti in tende a due posti tipo igloo
Pensione completa tranne i pasti a Bamako e Ouagadougou

La quota non comprende:

Tasse aeroportuali, security tax & fuel surcharge
I visti d’ingresso (€ 110)
L’assicurazione medico/bagaglio (€ 70,00)
I pasti a Bamako e Ouagadougou
Le bevande, le mance, gli extra di natura personale, quanto non espressamente citato

Supplementi:
Sistemazione in singola: € 300,00
Partenza da altri aeroporti: su richiesta
Assicurazione annullamento facoltativa.


Prezzi e date di partenza

data di partenza rientro Note particolari Prezzo HS Calc

Calcolo del prezzo


Descrizione Costo
Costi fissi
Prezzo base a persona in camera doppia € 3150
isc + assicurazione medico/bagaglio € 80
Supplemento alta stagione € 0
Tasse aeroportuali indicativamente* € 400
Costi accessori e supplementi
Supplemento camera singola € 250
Visto di entrata nel paese/i € 120
  TOTALE DEI COSTI  

costi annessi e supplementi


Costo a persona Prezzo
Tasse Aeroportuali, da verificare al momento dell'emissione del biglietto € 400
Sistemazione in singola € 250
Iscrizione ed Assicurazione medico-bagaglio € 80
Visto di entrata nel paese/i € 120




Assicurazione Annullamento facoltativa


Attenzione: la richiesta di assicurazione contro il rischio annullamento va confermata contestualmente alla conferma del viaggio e viene resa operativa al momento del ricevimento dell'acconto.

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Punti forti del viaggio

Bamako, fiume Niger, Mopti, Djenné, Paese Dogon, piana e dune di Gondo, Boni, Aribinda, Gorom-Gorom, Dori, Ouagadougou.

In Breve...

Fiume Niger, savana, dune, falesie e guglie d’arenaria. Bambara, Bozo, Peulh, Dogon, Kurumba, Tuareg, Songhay, Mossi, Haussa... villaggi, cittadine, piccole comunità e nomadi... pescatori, agricoltori, pastori e commercianti... Da Bamako a Ouagadougou, in piroga sul Niger, a spasso sulla falesia di Bandiagara, in fuoristrada nella “brousse” e tra le dune. Passando di mercato in mercato per incontrare volti segnati dal tempo ed incrociare storie di vita vissuta. Un’Africa antica, vera e radicata alla tradizione. Per Viaggiatori.

Richiesto per partire:

  • Passaporto valido
  • Visto/i da ottenere in Italia
  • Vaccinazione febbre gialla
  • Consigliata la profilassi antimalarica