Dall'Akakus all'erg Tihodahine
durata viaggio 15 giorni
1° giorno
Italia-Algeri-Djanet
Partenza dall’Italia con volo di linea su Algeri. Cena libera. La sera imbarco su Djanet. Pernottamento in hotel.
dal 2° al 5° giorno
Tadrart Akakus
Djanet (1094 metri) è la più grande oasi del sud-est algerino con oltre 50.000 palme. Si stende per 5 chilometri lungo la valle del fiume Edjeriou, in una vallata ai piedi della scarpata rocciosa del Tassili degli Ajjer, dalla quale sgorgano numerose sorgenti che raccolgono l’acqua di tutto l’altopiano ed alimentano l’irrigazione dell’oasi e dei giardini coltivati. La località è “pleine de charme”. Punto obbligato d’incontro, di commercio, di scambio lungo le carovaniere che collegavano il Nord Africa con i paesi della fascia equatoriale, ha sempre rappresentato un punto di ristoro, di frescura e di serenità dopo le assolate tappe desertiche. Salendo fino all’ex fortino della legione si può ammirare l’insieme dell’oasi. Partenza per la spedizione in fuoristrada. Ci si dirige ad est verso i bastioni del Tassili n’Ajjer lungo la via che congiunge Djanet all’oasi libica di Ghat. Si raggiunge la falesia del Tadrart Akakus, un “tassili esterno”, di formazione geologica più recente del Tassili. Si penetra in questo mondo fatato attraverso l’entrata spettacolare di El Berdj, per arrivare poi a Tibenkar, torrioni di merletti tra le dune, e a Tiknewen (le gemelle), due guglie solitarie emergenti dalle sabbie di uno scenario da fiaba. Molti i siti di arte rupestre in questo mondo di castelli e dune dorate. Come Essedelaghe, la grotta delle strane “ranocchie”. Poi ecco apparire all’improvviso dopo lo scavalcamento di una cresta di duna Moul n’Aga, la “testa della gazzella”, dove la comunione tra roccia e sabbia scolpisce uno dei paesaggi tra i più suggestivi della regione. Antiche falesie vengono inghiottite da dune arrembanti, arditi archi, guglie e torrioni si ergono ed annegano nella rena. Le gole profonde dell’oued In Djeran, scavate dalle grandi alluvioni del quaternario, svelano i segreti di un mondo affascinante e lontano: sulle pareti rocciose e nei ricoveri naturali pitture ed incisioni rappresentano uno splendido corteo di elefanti, mandrie di buoi, gruppi di giraffe, ma anche personaggi misteriosi, simboli e scene erotiche. L’oued In Djeran si perde nel tripudio di dune rosse e castelli sgretolati di Tin Merzuga, dove il tramonto è uno spettacolo indimenticabile. Sul terreno ancora si rinvengono resti archeologici: macine, pestelli, strumenti litici del periodo in cui il Sahara era verde, coltivato e bagnato da grandi fiumi sulle cui sponde si sviluppavano civiltà agro-pastorali. Campi.
6° e 7° giorno
In Djeran-Teghaghart-erg d’Admer
Dopo aver visitato i numerosi siti di arte preistorica, come l’interessante riparo di Bohedienne e la “giraffa accucciata”, i grandiosi meandri dell’oued In Djeran accompagnano i visitatori all’uscita dal Tadrart Akakus, tra guglie e pinnacoli frastagliati, erosi ed immersi in finissima sabbia dorata, un labirinto di corridoi e fiumare tra sfasciumi di arenaria ed archi poderosi. Poi è la grande distesa del Teneré (il nulla), verso Adrar Mariaou, finché dalla pianura emerge poderosa la barriera di sabbia dell’erg d’Admer. Ma prima di correre nei corridoi tra le dune ecco Teghaghart, ed il celebre pannello di buoi profondamente incisi ed accuratamente levigati, il massimo dell’arte rupestre sahariana: nell' ansa del fiume si stagliano solitari dei faraglioni rocciosi e nella parte inferiore di una parete alcuni buoi dalle grandi corna sono ritratti nell' atto di abbeverarsi. I musi arrivano a lambire la terra, dove forse un giorno si trovava l’acqua. Poi un tramonto ed un bivacco sulle dune introdurrà una nottata eccezionale. Campi.
dal 8° al 10° giorno
Djanet-Tin Abarho-Tihodaine
Partenza verso il Monte Tazat e le dune di Tin Abarho, piccolo ammasso di sabbie dalle creste cangianti, morbide, suggestive. Da qui rotta verso l’altra bella formazione di dune che è l’erg Tihodaine, dal nome del roccione che sta al centro di questa piccola formazione di dune citata in tutti i testi che trattano di preistoria. Ed infatti ai bordi dell’erg numerosissimi paleo suoli testimoniano l’insediamento dell’uomo nel neolitico. Tihodaine si trova isolato sulle vecchie rotte che congiungono Amguid a Djanet, la Tefedest al Tassili n’Ajjers, ai bordi dell’immensa piana di Afara. Lungo il percorso monumentali tombe “a buco di serratura” rappresentano un magnifico, particolare esempio di sepoltura neolitica: un tumulo centrale, due cerchi concentrici di pietre ed un viale di accesso. Appaiono come giganteschi bubboni sui fianchi delle colline, monumenti giganteschi ed insoliti di un grande passato. Campi.
dal 11° al 13° giorno
Tamadjert-Ifedaniouène-Afara-Tasset
Siamo ai piedi del Tassili n’Ajjers ed una pista sassosa s’inerpica tra sfasciumi d’arenaria fino al minuscolo villaggio di Tamadjert… davvero sperduto, incastrato in una gola tra le montagne. La sua stupenda guelta di acqua limpida e corrente invita ad un tuffo ristoratore, impensabile nel deserto. Poco lontano una favolosa grotta ricca di pitture rupestri suscita il più grande interesse. Qui, tra le altre rappresentazioni, sono da segnalare carri trainati da cavalli “al galoppo volante” e graziosissime fanciulle dalle minigonne trasparenti. Insolite e bellissime! Poi discesa nella incredibile regione di Ifedaniouène: una selva di pinnacoli offre scorci impagabili e suggerisce passeggiate e bivacchi da mille e una notte. Qui si scoprono ripari anche di notevoli dimensioni che ospitarono l’uomo del neolitico: scene di quotidianità emergono dalla notte dei tempi ad illustrare una storia raccontata a fumetti. Incredibili, è il caso di dirlo viste le condizioni climatiche del Sahara odierno, le rappresentazioni di grandi pesci! Infine una corsa nella sterminata piana di Afara bordata di torrioni ciclopici ci avvicina ad uno dei pochissimi passaggi che portano sopra al Tassili. Una salita impervia infatti sbuca sull’altopiano dove l’oued Tasset ci aspetta con i capolavori della preistoria. Il tratto è fine, si direbbe a pennino, le proporzioni dei disegni sono perfette, naturali, gli atteggiamenti di personaggi e bestiame sono incantevoli, i colori offerti dalle ocre sono stati sapientemente dosati… non si può che rimanere a bocca aperta, ogni commento è superfluo, lo stupore e l’emozione hanno il sopravvento. Campi.
14° giorno
Dider-Tikobaouine-Djanet
L’area di Dider, sempre sul Tassili, è un ampio spazio di pascolo, rifugio per i nomadi di questa tormentata regione di montagna, ed offre la curiosità di Tin Terhert, “la roccia scolpita”, un grande ammasso di arenaria a forma di cupola ricoperto da incisioni, tra cui spiccano un enorme toro lungo più di 4 metri sul cui corpo sono state tracciate figure geometriche a spirale, delle stupende gazzelle accucciate e curiosi personaggi senza volto. Poi il passo di Taradjeli ci permette di scendere dall’altopiano e di recuperare i bordi frastagliati e i grandi canyons che intagliano le sue ultime propaggini. Gli anfratti spettacolari di Tikobaouine (letteralmente “le spade”), proprio un labirinto di lame d’arenaria emergenti dalla sabbia, di fronte all’erg d’Admer, sono una tentazione… come rinunciare allora ad un’ultima emozionante deviazione? Rientro a Djanet per una doccia e la cena e stanza a disposizione nel semplice hotel.
15° giorno
Algeri-Italia
In nottata trasferimento all’aeroporto ed imbarco per Algeri. Corrispondenza per l’Italia.